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Ricorso C.G.A. Sicilia Interdittiva Antimafia Nunzio Trinca 01/10/2023

 

Nunzio Trinca Ricorso C.G.A. Sicilia Interdittiva Antimafia  il re delle pompe funebri di Palermo si difende, abbiamo la coscienza a posto, ricorreremo in tutte le sedi, anche facendo ricorso a proteste, sit in a Palermo a Roma e al parlamento europeo.

Come ci stiamo difendendo dalla interdittiva antimafia? Abbiamo fatto ricorso


L’interdittiva antimafia, quale provvedimento amministrativo, che abbiamo impugnato dinanzi il C.G.A. di Palermo mediante il ricorso per il provvedimento per violazione di legge, incompetenza ed eccesso di potere, auspicandone l’annullamento.

In particolare, la motivazione del prefetto che giustifica l’interdittiva può configurare gli estremi dell’eccesso di potere risulta scarna, illogica e contraddittoria.

Con riferimento all’impugnazione dell’informativa antimafia, rilasciata a seguito dell’accertamento del prefetto dei tentativi di infiltrazione mafiosa, ci si è chiesti quale fosse l’entità del sindacato giudiziale ed in che termini il giudice potesse vagliare il giudizio del prefetto, ai fini dell’annullamento per eccesso di potere.

Posto che il giudizio amministrativo è volto a garantire la tutela dei diritti delle società interessate, quale la libertà di iniziativa economica, e la stessa deve essere effettiva, il Giudice Ammistrativo di Palermo valuti e affinchè possa annullare il provvedimento.

Le “interdittive antimafia”

Vanno annoverate tra quelle esclusività delle quali il nostro Paese ama fregiarsi, così compiendo ogni possibile sforzo per assomigliare sempre meno a un Paese civile.

Di cosa si tratta?

Sono provvedimenti amministrativi affidati alla discrezionalità dei Prefetti.

Dunque, veri e propri strumenti polizieschi, con i quali un Prefetto è in grado letteralmente di espropriare, sterilizzare e quindi uccidere una azienda, sulla base del solo sospetto che essa possa essere “infiltrata dalla Mafia”.

Essendo una misura di polizia, essa è dunque di natura “preventiva”, “anticipatoria”, “cautelare”; insomma, essa non presuppone un accertamento di responsabilità penale pronunciata da un giudice, e nemmeno un quadro di gravità indiziaria.

La valutazione del Prefetto è legata al criterio cosiddetto della “Probabilità Cruciale”.

Quando leggete queste locuzioni incomprensibili, dovreste aver già capito di quale incivile, assurdità si stia parlando.

Basta – dice la giurisprudenza amministrativa- che la infiltrazione mafiosa sia “più probabile che non”, per spalancare al Prefetto le porte di un potere immenso e devastante.

Quella azienda, piccola o grande che sia, viene inibita da ogni possibile contratto con la Pubblica Amministrazione.

Inoltre, viene esclusa dalla “white list” delle aziende immacolate, e dunque non potrà più partecipare a gare pubbliche, non potrà avere licenze o autorizzazioni amministrative di qualunque genere; eventuali contratti già stipulati sono risolti per recesso, autorizzazioni e concessioni sono revocate; e, dulcis in fundo, verrà automaticamente esclusa da ogni accesso al credito bancario.

Insomma, l’azienda è morta. Volete un esempio di cosa significhi quel “più probabile che non”?

Eccovelo: se l’azienda è posseduta da persone per bene, amministrata da persone per bene, ha sempre operato correttamente dal punto di vista fiscale, ma tra i suoi dipendenti annovera il nipote di un tizio accusato di essere un boss mafioso, ecco che l’infiltrazione mafiosa è “più probabile che non”.

Voi comprendete bene il risultato di questa aberrazione:

Interi settori della vita economica del Paese, soprattutto (ma ormai non solo) in territori ad alta intensità mafiosa come Palermo, sono nelle mani dei Prefetti di Polizia, che esercitano un potere di vita o di morte sulle imprese in nome di sospetti di infiltrazione mafiosa “più probabili che non”.

Il Consiglio di Stato (n.4483/2017),

Chiamato a dare un criterio possibilmente oggettivo di questa formuletta infame, ha precisato: “50% +1”; ora sì che siamo tranquilli.

Il provvedimento prefettizio è ricorribile davanti alla giustizia amministrativa, con il risultato che le conferme, in tutta Italia e poi in Consiglio di Stato, sono superiori al 90% dei ricorsi rigettati.

Contro questa vergogna senza fine pochi osano battersi, a livello politico, perché in questo Paese se ti azzardi a sollevare anche solo obiezioni a qualunque cosa sia qualificata come “antimafia”, sei marchiato di infamia.

Scritto da il Riformista: Interdittive antimafia, perché il gioco al massacro deve finire
https://www.ilriformista.it/interdittive-antimafia-perche-il-gioco-al-massacro-deve-finire-285947/

Scritto da la Repubblica; Interdittiva antimafia per Nunzio Trinca, il re delle pompe funebri di Palermo
https://palermo.repubblica.it/cronaca/2023/08/12/news/interdittiva_antimafia_nunzio_trinca_re_pompe_funebri-410867934/ 

25/10/2023   Ricorso C.G.A. Sicilia Interdittiva Antimafia Nunzio Trinca

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